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La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46718 del 19 dicembre 2024 di seguito scaricabile, ha chiarito i profili di responsabilità del committente in relazione agli obblighi di sicurezza sul lavoro. Questa pronuncia non solo ribadisce i doveri previsti dal D.Lgs. 81/2008, ma offre spunti di riflessione sull’applicazione del D.Lgs. 231/01 alle imprese in caso di infortuni sul lavoro.
Il Ruolo del Committente e la Sicurezza
Secondo la giurisprudenza, il committente è colui che “per conto del quale l’intera opera viene realizzata, indipendentemente da eventuali frazionamenti della sua realizzazione”. Tale soggetto, in quanto beneficiario diretto o indiretto dell’opera, ha il dovere di:
- Selezionare imprese qualificate e regolarmente iscritte alla C.C.I.A.
- Verificare che l’impresa incaricata sia dotata del documento di valutazione dei rischi.
- Assicurarsi che non vi siano provvedimenti interdittivi o di sospensione ai sensi dell’art. 14 del D.Lgs. 81/2008.
L’inosservanza di questi obblighi comporta il trasferimento sul committente delle responsabilità in materia di sicurezza.
Il Caso Esaminato dalla Cassazione
Nel caso in esame, l’imputata — proprietaria di un edificio — aveva appaltato il rifacimento del tetto a una società, affidando separatamente la posa delle tavole di legno a un artigiano esterno. Durante questi lavori, si è verificato un sinistro mortale. La Corte ha stabilito che la proprietaria aveva violato l’art. 90, comma 9, lett. a), del D.Lgs. 81/2008, non avendo verificato l’idoneità tecnico-professionale del soggetto incaricato.
Responsabilità dell’Ente ai Sensi del D.Lgs. 231/01
Il D.Lgs. 231/01 disciplina la responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi nel loro interesse o vantaggio. In materia di sicurezza sul lavoro, gli illeciti rilevanti includono le violazioni delle normative di prevenzione, come previsto dall’art. 25-septies del decreto.
In questo contesto, la sentenza evidenzia che il mancato controllo da parte del committente può configurare una responsabilità amministrativa per l’ente qualora:
- L’infortunio si verifichi a causa dell’omessa verifica dell’idoneità delle imprese incaricate.
- Non siano stati adottati modelli organizzativi e di gestione idonei a prevenire tali rischi.
La proprietaria dell’edificio, agendo in qualità di committente, ha omesso di garantire che tutte le attività fossero affidate a soggetti con le competenze necessarie, violando così sia i principi di sicurezza del D.Lgs. 81/2008 sia le disposizioni organizzative previste dal D.Lgs. 231/01.
Implicazioni per le Aziende
Le imprese devono considerare che la mancata adozione di un Modello Organizzativo 231 adeguato può comportare sanzioni amministrative gravi, tra cui:
- Sanzioni pecuniarie.
- Interdizione dall’esercizio dell’attività.
- Sospensione o revoca di autorizzazioni.
Per prevenire tali conseguenze, è fondamentale implementare modelli organizzativi che prevedano:
- Procedure per la selezione e il controllo dei fornitori e delle imprese appaltatrici.
- Sistemi di monitoraggio e verifica continua sul rispetto delle normative di sicurezza.
- Formazione periodica per i responsabili della sicurezza.
Conclusione
La sentenza n. 46718/2024 sottolinea l’importanza di una gestione rigorosa e conforme degli obblighi di sicurezza sul lavoro, anche ai fini della prevenzione della responsabilità amministrativa ai sensi del D.Lgs. 231/01. Per le aziende, ciò significa non solo rispettare le normative, ma anche adottare strumenti organizzativi capaci di prevenire incidenti e relative responsabilità.
Il Supporto dello Studio Soardi Lo Studio Soardi di Bergamo assiste le aziende nell’implementazione di modelli organizzativi 231 e nella gestione degli obblighi di sicurezza sul lavoro. L’avvocato Stefano Soardi offre supporto come Organismo di Vigilanza (OdV), garantendo conformità e prevenzione dei rischi legali.
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