Carcere | Antigone pubblica il XX rapporto sulle condizioni di detenzione. In aumento i suicidi.

Penale

Carceri sempre più affollate, sempre più chiuse e dove avvengono sempre più suicidi.

E’ in sintesi questa la fotografia che “Nodo alla gola”, il XX rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione offre del sistema penitenziario italiano.

Al 31 marzo 2024 erano 61.049 le persone detenute, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti. Le donne erano 2.619, il 4,3% dei presenti, e gli stranieri 19.108, il 31,3%.

Di seguito si riportano le “Storie” descritte nel dossier:

L. D. Z. e V. B. entrambi detenuti ad Augusta, entrambi morti per sciopero della fame
Due vicende hanno destato particolare clamore per il silenzio in cui si sono consumate. Si tratta di due uomini, entrambi detenuti nella Casa Circondariale di Augusta, entrambi deceduti a seguito di un lungo sciopero della fame. Il primo era un uomo di 45 anni originario di Gela. Sosteneva di essere detenuto per errore e protestava contro la propria condanna, che sarebbe terminata nel 2029. È deceduto in ospedale la notte tra il 24 e il 25 aprile 2023, dopo 41 giorni di sciopero della fame. Il secondo era un cittadino russo, che dal 2018 chiedeva di essere estradato nel paese d’origine e di scontare lì la propria pena. Anche lui è deceduto in ospedale, il 9 maggio, dopo 61 giorni senza cibo.

G. O., S. J. e A. C. tre donne detenute a Torino, suicide nell’estate del 2023
La prima era una donna di 52 anni di origine romena. Il 28 giugno 2023 si è tolta la vita nella sezione femminile della Casa Circondariale di Torino. Aveva una condanna definitiva che aveva quasi finito di scontare. Sarebbe dovuta uscire nel giro di due mesi. Sempre a Torino, il 9 agosto si è spenta S. J., una donna nigeriana di 42 anni. Era in cella dal 21 luglio dopo un lungo periodo agli arresti domiciliari. Non riconoscendo la condanna ricevuta, dal suo ingresso in carcere aveva smesso di bere e mangiare, rifiutando ogni tipo di cura. L’unica richiesta era quella di vedere i figli e il marito. Dopo 18 giorni di detenzione, si è lasciata morire di fame e di sete. Dopo poche ore, muore nella stessa sezione A. C., una ragazza di 28 anni originaria della Liguria. Era in carcere da circa tre mesi per una condanna arrivata ad aprile per un cumulo di reati, principalmente furti di piccola entità. Molti risalivano al 2013 e al 2014 ed erano legati ai suoi problemi di tossicodipendenza.

B. D. si toglie la vita alla notizia di una nuova detenzione per fatti risalenti a 5 anni prima
B. D. era in carcere a Venezia da cinque anni per scontare una pena per fatti di droga. Da un anno aveva ottenuto la semilibertà per andare a lavorare nel cantiere di una remiera. Iniziava così ad immaginare un futuro diverso. Un giorno in celle gli viene notificata una nuova ordinanza di custodia cautelare per altri fatti risalenti al 2018. L’idea di un altro periodo di detenzione gli ha fatto crollare il mondo addosso. Ha chiamato la moglie per dirle addio e lei, per tre volte, ha chiamato il carcere chiedendo di andare a verificare le sue condizioni, ricevendo sempre. Salvo poi essere richiamata dall’ufficio matricola ed essere informata della morte del marito.

F. M. vittima del pestaggio di Santa Maria Capua Vetere
M. F. era un ragazzo marocchino, tra le vittime della rappresaglia a freddo operata da alcuni reparti della polizia penitenziaria nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nell’aprile del 2020. Era parte civile nel procedimento penale avviato per accertare le responsabilità sugli episodi denunciati. Trasferito prima nel carcere di Ariano Irpino e poi in quello di Pescara, F. M. era riuscito a reintegrarsi, venendo selezionato per seguire un corso di formazione da operatore socio-sanitario e continuando gli studi per conseguire il diploma. Eppure, proprio in questo carcere, il 27 maggio 2023 F. M. si è dato fuoco, per poi morire due mesi dopo all’ospedale di Bari.

R. B. un giovane ragazzo senza fissa dimora morto suicida nel carcere di Regina Coeli
R.B. era un giovane ragazzo romano, di appena 21 anni. Pare che non riuscisse a trovare lavoro e che quindi vivesse per strada. A luglio 2023 viene arrestato per furto e condotto nel carcere di Regina Coeli. Aveva bolle, macchie e arrossamenti su tutto il corpo. “Scabbia”, era stata la diagnosi del centro sanitario. Il 21enne era finito in isolamento. Dopo neanche due mesi di detenzione, si è tolto la vita all’interno della sua cella.

F. L. morto nell’ospedale dove era ricoverato per un tentato suicidio. Era a pochi mesi dal fine pena
Un 50enne, recluso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, si è tolto la vita nel reparto Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’ospedale di Sessa Aurunca, dove si trovava da qualche giorno a seguito di un precedente tentativo di suicidio. Dietro questa morte sembrerebbe esserci una storia di profonda solitudine. Sposato e padre di tre figli, l’uomo non faceva colloqui. Sarebbe stato scarcerato nel luglio 2024.

M. F., G. P. e O. S. tre suicidi in meno di un mese nel carcere di Verona
Tre giovani uomini si sono tolti la vita nel carcere di Verona il 10 novembre, il 20 novembre e l’8 dicembre 2023. Il primo, M. F., era un trentenne di nazionalità afghana, ma con cittadinanza austriaca ottenuta in quanto rifugiato politico. Era ospitato nell’area riservata ai pazienti psichiatrici. Il secondo, G. P., 34 anni, era nato in India e poi adottato da una coppia veronese. Era dentro da tre settimane esatte. Il terzo, O. S., anche lui trentenne, di nazionalità marocchina, si è suicidato il giorno dell’immacolata, mentre si trovava in una cella di isolamento. «Lamentava un grave disagio psicologico, fortemente aumentato da alcune settimane» sostengono i compagni di detenzione. Gli mancavano appena tre mesi da scontare prima di tornare in libertà.

M. C., il primo suicidio in carcere del 2024
M. C., un giovane ragazzo di 25 anni, si è tolto la vita nel carcere di Ancona Montacuto appena cinque giorni dopo l’inizio del nuovo anno. Da quando aveva quindici anni faceva i conti con un disturbo bipolare e poi con la tossicodipendenza. M. C. era tornato da poco in carcere a causa della revoca di una misura alternativa che aveva ottenuto grazie al lavoro. Aveva fatto ritardo rispetto all’orario previsto per il suo rientro e il giudice aveva deciso di rimandarlo in carcere. Da settimane M. C. diceva di stare male. Venerdì 5 gennaio lo aveva ripetuto per l’ultima volta alla madre e agli agenti della penitenziaria durante un colloquio: “Se mi riportano laggiù in isolamento m’ammazzo”. Poche ore dopo è morto nella sua cella nel seminterrato dell’istituto. Gli mancavano otto mesi per uscire.

A. N., M. G. e L. G. tre giovani uomini morti in una settimana a Napoli Poggioreale
E’ stata una settimana nera quella che ha visto morire tre persone nel giro di pochi giorni all’interno del carcere napoletano di Poggioreale. Erano tre uomini, tutti e tre trentenni. Il primo, A.N., era a rischio suicidario da un anno, pare fosse seguito e monitorato. All’epoca della commissione del reato era già in cura presso il centro di igiene mentale. Si è tolta la vita il 15 gennaio 2024. A poche ore di distanza M. G., originario del Marocco, è stato trovato privo di vita all’interno della sua cella. L’uomo, detenuto senza fissa dimora, si sarebbe impiccato alle prime luci dell’alba. Pochi giorni dopo, il 22 gennaio, si è tolto la vita L. G. Sarebbe tornato in libertà tra circa un mese.

P. G. il più giovane a perdere la vita, nel giorno del suo ventunesimo compleanno
P.G. il 13 marzo 2024 si è tolto la vita nel carcere di Teramo. Era il giorno del suo ventunesimo compleanno. Poco dopo, sua madre, anche lei detenuta nello stesso carcere, alla notizia della morte del figlio, ha avuto un malore. P. G. era un ragazzo di etnia rom, fragile e con alcune diagnosi complesse. Era sordo sin dalla tenera età, ragion per la quale gli era stata riconosciuta un’invalidità civile.

J. T. morto in carcere dopo la revoca di un affidamento terapeutico
J. T., un giovane trapper di 26 anni, tornato da una decina di giorni nel carcere di Pavia, dopo che il magistrato di sorveglianza aveva sospeso la misura temporanea dell’affidamento terapeutico. Il ragazzo aveva trascorso tre mesi in una comunità, permanenza interrotta perché pare fosse stato trovato in possesso di un cellulare e di un pacchetto di sigarette, in violazione del regolamento interno.

A. F. N. S. morto a Torino, doveva essere trasferito in una Rems
31 anni affetto da gravi problemi psichiatrici, A.F.N.S nel 2014 aveva già tentato di togliersi la vita. Poi, nel 2018, nel corso di un procedimento penale, una perizia l’aveva dichiarato incapace di intendere e di volere. Un ricovero dopo l’altro in ospedale e in strutture specializzate. Una serie di Tso. Da agosto 2023 si trovava nel carcere di Torino. Da novembre, come disposto dalla procura, avrebbe dovuto essere trasferito in una Rems. Attesa durata sette mesi, prima di togliersi la vita lo scorso 24 marzo.

M. P. detenuto solo un giorno nel carcere di Uta
M. P. era un giovane trentaduenne, detenuto soltanto da un giorno nel carcere cagliaritano di Uta. Era stato arrestato per un furto da un veicolo in sosta. Ha trascorso una notte in cella, la seconda si è tolto la vita.

Per accedere al dossier: Dossier sui suicidi in carcere nel 2023 e nei primi mesi del 2024 – Ventesimo rapporto sulle condizioni di detenzione (rapportoantigone.it)

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